ROCCA DI PAPA (politica) - Qualche saggio "vecchio stratega" continua a dispensare sconfitta in pillole. L'unico lucido in campo è però il reggente Marco Catalini
ilmamilio.it - contenuto esclusivo
C'è qualche vecchio stratega (sillogismo) del Pd di Rocca di Papa che sostiene che "la storia se ne frega delle zuffe di pollaio". Strano modo davvero di commentare e chiudere con un "stavamo solo scherzano, tranquilli tutti" la tormentata fase politica che il centrosinistra di Rocca di Papa, "drogato" delle iniezioni di civismo tanto di moda nel Pd di questi tempi, sta attraversando.
Peccato solo che le "zuffe di pollaio" sono proprio quelle che hanno portato il centrosinistra cittadino, certamente colpevole di cinque anni (i secondi del lungo mandato di Pasquale Boccia) di immobilismo amministrativo e di lacerzione del tessuto politico e parzialmente di quello cittadino, a perdere un potere detenuto direttamente per 20 anni.
I vecchi saggi strateghi di quella parte del Pd in eterno mutamento (e sempre sconfitta in quest'ultimo anno e mezzo) se ne sono accorti? Si sono accorti che anche nel caso di definitivo - oggi meno quotato - accordo con Crestini si tratterebbe comunque di aver integrato l'avversario politico di 10 anni di sportellate in Consiglio?
Nel frattempo non può negarsi che in un circolo nel quale - così come accaduto altrove (e tanti ne sono usciti comunque) - serviranno anni per ricucire quanto ottusamente e per biechi personalismi strappato (ma attenzione che nuove ottuse correnti continuano a gettare benzina sul fuoco) si veda la mano del reggente provinciale Marco Catalini che, forte di esperienze vissute anche altrove (l'ultima a Cerveteri, LEGGI l'articolo) ha preso in mano le redini del circolo ed anche le credenziali della pagina Facebook "Pd Rocca di Papa" evitando ulteriori scempi.
Quelli scempi firmati, guarda caso, dai soliti "vecchi strateghi" del Pd roccheggiano. Quelli che in un anno non hanno vinto manco a Tresette in una sede che non avevano più.
Il Pd di Rocca di Papa va dunque dritto verso il suo congresso del 19 febbraio. Unico candidato al momento accreditato è Maurizio Querini: ma da una parte, quella del Pd1 (leggi Tresette), si potrebbe ancora tentare di tirare la volata alla solita Raffaella Taggi. Dall'altra spunta anche il nome di Andrea Croce, nuova leva. Che però - a torto o a ragione - piace poco da qui e di là.
Un Querini che, decisamente navigato, per motivi di prestigio e convenienza politica - ma anche di "area" (ma occhio che le "aree" del Pd nazionale stanno velocemente mutando e riassorbendosi), sta tentando di convincere tutti a "ragionare" (chiaramente sul suo nome) in una missione quasi impossibile che però solo uno esperto di "cose politiche roccheggiane" come lui può esplorare.
E se in un autunno di dovesse davvero comunque tornare a nuovo congresso, il balletto potrebbe iniziare di nuovo. E la corsa a bruciarsi oggi diventerebbe saggia attesa per il domani.