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Dal referendum al terremoto, a "Umberto Eco": quando le democrazia è solo un lusso

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FRASCATI (attualità) - L'effetto social esalta sempre più il potere delle "dita" a scapito dell'uso consapevole del cervello. Con effetti devastanti

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

Ci sono casi in cui la democrazia è un lusso che gli italiani non possono permettersi. Casi nei quali la libertà di parola e, ancor peggio, di espressione di voto dovrebbero essere messi al bando per coloro che senza alcuna cognizione di causa e soprattutto in tempi furenti di social usano troppo le dita e poco, pochissimo il cervello.

Vale anche in questi giorni di terremoti nei quali gli italiani si riscoprono tutti sismologi. Una specializzazione, quella di chi studia gli eventi sismici, ben lontana dalla faciloneria con cui in molti si sono lanciati in condanne, prese di posizione, opinioni e addirittura previsioni. Il caso più eclatante resta quello della senatrice 5 stelle Enza Blundo, abruzzese di nascita e da 3 anni di casa a palazzo Madama. Il Movimento, nel suo perfetto stile, l'ha già scaricata ma le sue gaffe, le sue esternazioni da social nelle quali sostiene che le magnitudo comunicate possano essere modificate ad arte dal Governo per risparmiare sui risarcimenti, sono l'esatto specchio di certa parte della società italiana.

In termini di referendum e di voto la questione è ancora più allarmante. Il caso di queste ore è quello di un redivivo Umberto Eco che, secondo i geni delle dita facili e del cervello spento, avrebbe espresso il suo "sì" in favore del referendum costituzionale del 4 dicembre. Un "sì" dall'oltretomba, dal momento che Umberto Eco è scompaso lo scorso 19 febbraio 2016 (LEGGI l'articolo) tutto costruito sulla foto scattata ad un sostenitore del "sì" che vagamente assomigliava all'autore del "Nome della rosa".

A scavare bene nella socialità del caso, è ben chiaro che - come sempre più spesso accade - il popolo italiano chiamato al voto referendario sia un popolo ampiamente disinformato, largamente strumentalizzato e adeguatamente politicizzato. Non se ne esce.

E qui, appunto, si torna al concetto di lusso della democrazia concessa a chi non sa che farsene e, collegando in qualche modo la tragedia del terremoto al più leggero tema del referendum, preferisce farsi gestire le dita dalle altrui spesso uterine indicazioni.

Il 4 dicembre al voto andrà probabilmente meno della metà degli aventi diritto e di quella parte solo una minima quota esprimerà un voto pienamente cosciente ed informato. "Sì" o "no" che sia, appare davvero triste la consapevolezza che almeno il 70% di coloro che si recheranno alle urne non sappia neanche per cosa si stia votando.

Ecco: così la democrazia diventa un lusso.

Nell'immagine: particolare de "La scuola di Atene" di Raffaello, Musei Vaticani


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