FRASCATI - Il senatore Pd commenta un risultato elettorale negativo per il centrosinistra. "Preoccupato? Ho visto di molto peggio"
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L'analisi di un voto duro da digerire che ha visto il Pd, a livello nazionale, uscire sconfitto in tutti i ballottaggi e riuscire comunque a difendere alcune delle roccaforti come Milano e Bologna. A livello locale, però, è stata una disfatta. Il senatore Pd analizza il voto facendo propria una di Marilyn Vos Savant.
Senatore Astorre, le urne hanno dato il loro esito. Che ballottaggi sono stati?
Il risultato di domenica è stato durissimo, sia a livello provinciale che nazionale. Il Movimento 5 Stelle si è confermato, come lo aveva definito l’Istituto Cattaneo nei giorni scorsi, una macchina da ballottaggio, vincendo praticamente tutti gli scontri diretti, sia col centrodestra che col centrosinistra. E dove non erano presenti i 5 Stelle, nei Comuni della provincia, il ballottaggio ha premiato i candidati civici, l’alternativa ai partiti tradizionali.
Partiamo da quest’ultimo dato: in provincia di Roma al secondo turno il Pd e il centrodestra hanno perso tutti i Comuni.
Esatto, è proprio quello che dicevo. Il vento romano, ma anche quello nazionale, si è sentito anche nei nostri comuni dove il voto antisistema, il voto per il cambiamento a qualunque costo, ha premiato il Movimento 5 Stelle, ove presente (Genzano, Marino, Nettuno e Anguillara), o i candidati civici (Bracciano, Mentana e Rocca di Papa). Era già accaduto al primo turno ad Ariccia, dove Di Felice, civico, aveva vinto al primo turno contro Serra Bellini, candidato del PD. E non è un fenomeno che ha riguardato solo il PD, ma anche il centrodestra arrivato al secondo turno a Nettuno e Anguillara. Lascia l’amaro in bocca il voto di Genzano, dove Flavio Gabbarini, che ha lavorato bene ed era stato anche legittimato dalle Primarie, nonostante una coalizione ampia di centrosinistra non è riuscito a riconfermare il suo buon governo.
Proviamo a individuare le cause e anche le responsabilità di questo risultato negativo per il PD e per le amministrazioni di centrosinistra.
Partiamo da un dato di fatto: amministrare i Comuni in questi anni è molto difficile. Ci sono problemi legati ai bilanci, spesso la macchina burocratica rallenta i procedimenti e fa sentire le istituzioni lontane, non in grado di dare delle risposte. Questo ha ovviamente favorito chiunque fosse alternativo all’Amministrazione uscente. E questo è un dato non solo locale, ma nazionale, basti vedere Torino, dove Fassino ha davvero lavorato bene ma non è stato riconfermato. A questo va aggiunto che la gente è stanca e noi non abbiamo saputo interpretare la loro esigenza di cambiamento. C’è poi da dire che la Provincia ha assistito quasi impotente all’onda lunga di Roma e questo deve spingere il partito a fare un ragionamento più complessivo anche in termini di organizzazione. Probabilmente un’unica federazione che unisca tutta l’area metropolitana, Roma compresa, potrebbe essere una buona soluzione per poter affrontare le istanze che ci provengono da tutti i territori. In ultimo, per quanto riguarda il PD non posso nascondere la nostra difficoltà a parlare ad alcune fasce della popolazione, in particolare ai giovani. Ogni volta che facciamo una riunione mi rendo conto di come i più giovani nelle nostre classi dirigenti siano i quarantenni. Ci manca il rapporto con i ragazzi, non li riusciamo ad attrarre, dobbiamo assolutamente ritrovare sintonia con loro.
I dati di Roma e Torino ci restituiscono un PD in grande difficoltà. Come si può risalire?
Il dato di Roma, dopo la fine prematura dell’amministrazione e le varie vicende giudiziarie, sulle quali ancora c’è da fare chiarezza, era scontato. Credo che Giachetti sia riuscito già nell’impresa di arrivare al secondo turno, non gli si poteva chiedere di più. Nella Capitale paghiamo errori che i cittadini non ci hanno perdonato. Torino, invece, è stata un’amara sorpresa perché Fassino, a detta di tutti, ha governato bene. Ma il vento ora è questo, è il vento del cambiamento e dell’alternativa. Non può e non deve essere un alibi, sia chiaro. Ma buttare il bambino con l’acqua sporca, questo no. Non in tutti i posti dove abbiamo perso è stata punita la cattiva amministrazione, in alcuni posti – Torino tra questi – è stata scelta l’alternativa, spesso per dare un segnale a Renzi e al suo governo. Ma non sempre questo segnale ha pagato.
Che intende, senatore?
Intendo dire che in molte realtà ho visto il centrodestra fare endorsment per i candidati cinquestelle sperando probabilmente di ottenere in cambio lo stesso sostegno. Ma i risultati ci hanno restituito altro, per cui alle esternazioni della Gelmini o di Salvini per la Raggi e la Appendino non sono seguiti voti per Parisi a Milano o per la Borgonzoni a Bologna. Chi ha scommesso sul sostegno dei 5 Stelle per dare una spallata a Renzi, ha perso.
Milano e Bologna sono i due vessilli del centrosinistra?
Sono due risultati molto importanti, ma permettetemi di sottolineare che, per esempio, nel Lazio, su 109 comuni al voto il centrosinistra ora ne governa 57 contro i 58 di prima. Non voglio con questo dire che è stato un turno elettorale esaltante, abbiamo perso città importanti, ma ne abbiamo anche conquistate altre come Varese, roccaforte di Salvini. Insomma, nella difficoltà ci sono anche buone notizie. Milano, ad esempio, è una di quelle. Un risultato importantissimo, contro un centrodestra unito, che ha dimostrato che quando si scontrano i due sistemi consolidati dei partiti tradizionali non c’è spazio per le alternative. Con un centrodestra in crisi, invece, emerge prepotente la forza del Movimento, sul quale al secondo turno convogliano tutti.
Il Movimento 5 Stelle è stata la vera sorpresa di queste elezioni. Inizierete a guardarlo in modo diverso?
Il M5S ha dimostrato di non essere più solo un movimento di protesta, un fenomeno mediatico, ma una realtà politica con cui fare i conti. In questi anni si sono molto radicati sui territori e hanno rappresentato quella esigenza di cambiamento che molti chiedono. Hanno dimostrato di essere il vero partito della Nazione, perché su di loro converge tutto e il contrario di tutto. Hanno vinto importanti città e comuni, a loro l’onore e l’onere di governare, vedremo come risponderanno alla prova dei fatti.
Il risultato elettorale può influenzare il referendum costituzionale previsto per ottobre?
Se il referendum viene presentato come un voto anti Renzi e anti sistema allora il rischio di perdere è forte. Per questo il nostro compito è quello di dare spazio ai contenuti della Riforma, di entrare nel merito e far capire alla gente che votare SI è votare per il cambiamento, mentre il NO è per la conservazione. Renzi probabilmente ha sbagliato a personalizzare troppo questo voto, anche perché questa sua esposizione in prima persona mette in secondo piano le tante e buone ragioni del provvedimento. Però capisco anche il suo punto di vista, in fondo il suo governo è nato per fare le riforme (e le sta facendo, anche per questo ci sono molti scontenti, perché sono stati toccate alcune posizioni): se sulla riforma più importante, che riguarda l’architettura dello Stato, vince il NO, Renzi non può fare altro che prenderne atto. Io però credo che se riusciamo a far capire l’importanza del SI come voto per il cambiamento, spiegando le ragioni della Riforma, allora potremmo avere un risultato positivo.
Senatore Astorre, in tutta sincerità, è preoccupato?
Faccio politica da molti anni, ho vissuto momenti ben peggiori. Ricordo che tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila i Castelli erano governati quasi tutti dal centrodestra: Marino, Albano, Grottaferrata, Velletri, Rocca Priora... per non parlare di Pomezia, Anzio, Ardea, Nettuno ecc… Solo 6 anni fa, nel 2010, avevamo Berlusconi al governo, la Polverini alla Regione e Alemanno al Comune, probabilmente il punto più basso del centrosinistra nel Lazio. Poi ci siamo rialzati e ora governiamo l’Italia e la Regione. Abbiamo perso Roma ma questo fa parte della democrazia. No, non sono preoccupato dai risultati di ieri, ci può stare che si perda. Sono preoccupato se ci arrendiamo: questo non deve accadere!