SAN CESAREO - La riflessione del movimento sui due grandi progetti che stanno preoccupando la cittadinanza
ilmamilio.it
Il Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini Castelli Romani torna alla carica sulle vicende legate alla conservazione della Villa di Massenzio a San Cesareo e al progetto parrocchiale che dovrebbe sorgere sulla stessa area nei prossimi mesi. ''Come raccontato in un recente comunicato - affermano dal Comitato - abbiamo nuovamente scritto al Ministro Franceschini e, come le volte precedenti, non abbiamo ottenuto risposta; abbiamo nuovamente chiesto di partecipare alla terza conferenza dei servizi e, come le volte precedenti, non abbiamo ottenuto risposta; si è nuovamente svolta la conferenza dei servizi stessa e, come le volte precedenti, il progetto è stato bocciato. Nessuno risponde ma, a quanto pare, i fatti parlano. E sono i fatti poi a contare. A volte l’impegno paga. Ma è presto per cantare vittoria: a maggio si chiude la partita con la seduta finale''.
Ciò che sconcerta - secondo le parole del Comitato - a parte la miopia amministrativa, è la dinamica ripetuta di alcuni comportamenti che si traducono in vere e proprie scelte politiche. ''Si sceglie di praticare la mancanza di trasparenza - dicono i promotori - il silenzio, l’assenza di dialogo, il lavorio sotterraneo. Si sceglie, come pigra scorciatoia, di non confrontarsi con i cittadini, di non renderli partecipi della vita e delle sorti del proprio territorio. Ma, come spesso accade quando si pretende di fare i conti senza l’oste, il conto poi arriva ugualmente e arriva salato. E si, perchè pur di andare avanti ostinatamente e in sordina, dal 2010 ad oggi, si sta lavorando all’ennessimo progetto per la realizzazione della chiesa sul complesso imperiale di Cesare e Massenzio. E allora la domanda è: ma quanto ci costa tutta questa “progettualità sommersa”? Quanto costerà questo modo di agire? Chi pagherà tali scelte? La domanda è talmente retorica che la risposta è scontata''.
Non solo Massenzio. In ballo anche il forno crematorio. ''La Villa di Massenzio, il forno crematorio: due storie apparentemente diverse - affermano ancora dal Comitato - accomunate però da precise indicazioni circa lo sviluppo che si vorrebbe imporre al paese che, invece di puntare sulla cultura, sulla storia, sull’archeologia, sul turismo e sul prestigio che potrebbe derivarne, punta sull’industrializzazione, sulla cementificazione, sull’incenerimento. Sempre con l’arroganza di chi ignora i cittadini e la loro opinione. Ma a volte basta una scintilla per far scoppiare l’incendio. E la scintilla, questa volta, è partita dalla confinante Rocca Priora. Si, perchè poi tutto il mondo è paese, e anche l’amministrazione del più alto dei Castelli Romani tentava di realizzare un progetto ad alto impatto ambientale, come la costruzione di un forno crematorio che andasse a servire un bacino di utenza di oltre 5 milioni di abitanti, senza consultare preventivamente gli abitanti. E allora si prende coscienza dell’imminente pericolo anche a San Cesareo e si reclama a gran voce il diritto di potersi esprimere in merito''. ''E la voce si è fatta sentire - si sottolinea dal movimento dei cittadini - a tal punto che il sindaco Panzironi si è impegnato pubblicamente a fermare i lavori per la costruzione del forno e ad aprire un tavolo di lavoro che vede coinvolti anche i rappresentanti del neo costituito Comitato contro il forno crematorio''.
Il Comitato ora pensa, come si vocifera in paese, e in maniera provocatoria, alla possibilità di utilizzare i locali destinati al forno crematorio, per la realizzazione della nuova chiesa di cui il paese sembra aver bisogno. ''La nostra è una parentesi provocatoria - dicono - ma nel nord Europa, molti sono gli esempi di chiese che, abbinate al locale cimitero, diventano insieme luogo di preghiera, di culto e di aggregazione sociale. Anche questo potrebbe essere un modo per ridisegnare un nuovo modello di architettura e di vita. Anche questa volta, però, conviene sempre fare i conti con la realtà: nel caso l’amministrazione tornasse veramente indietro e fermasse definitivamente il progetto scellerato, la ditta aggiudicatrice dell’appalto potrebbe richiedere un risarcimento dei danni...Chi pagherà? E ancora la domanda è talmente retorica che la risposta è sempre più scontata''.
Il dibattito prosegue, in un periodo storico in cui si stanno decidendo molti progetti e idee che cambieranno i destini di un intero territorio.