GROTTAFERRATA – Da anni si parla di un cambiamento che non c'è per uscire dal cosiddetto “mercatone”. Qualche candidato esterna già il suo pensiero a proposito
Mentre la 417a Fiera Nazionale di Grottaferrata procede verso la chiusura del prossimo fine settimana - a quanto sembra con un più che dignitoso successo di presenze - non si può non constatare la perenne polemica esercitata sull'evento e su quanto potrebbe cambiare.
Tutti, apparentemente, concordano su una visione: l'esposizione, così com'è, da anni sta sopravvivendo a se stessa. Appare ai più come un ''mercatone'' indefinito in cui le caratteristiche del territorio non sono più rappresentate per fare spazio a qualunque offerta. Se si vuole che la Fiera duri tutto l'anno e diventi persino un indotto economico stabile sarà doveroso adottare altre soluzioni.
Il problema è che questa discussione, infarcita degli stessi concetti, va avanti da almeno vent'anni. Il ''declino'' d'immagine della manifestazione, nel frattempo, è stato continuo ed è peggiorato grazie alla creatività di giunte che a quanto pare, se il tema ancora divide e anima la comunità, non hanno prodotto nulla di buono, né migliorato l'aspetto e l'organizzazione generale dell'appuntamento più atteso dell'anno.
In tempi non sospetti, i primi a parlare della Fiera come evento da ripensare attraverso una riflessione condivisa è stata ''La Città al Governo'', movimento che qualche mese fa ha organizzato un importante dibattito sul tema che ha visto spunti di riflessione per certi versi complementari. Tutti sono convenuti su un punto: continuare così non si può. Ma come cambiare? Questo è il problema.
La campagna elettorale già sta facendo emergere le prime interpretazioni del caso. Stefano Brtuzzi ad esempio ha fatto comprendere che la riforma della Fiera passerà inevitabilmente anche sull'integrazione del rilancio culturale della città attraverso una programmazione rigorosa, l'Abbazia di San Nilo, la riapertura del Museo Archeologico e anche un complesso di attività, durante tutti i mesi dell'anno, che sia in grado di tenere alta l'aspettativa e l'effettiva capacità del territorio nel saper produrre interesse ed indotto. Sul tema è sopraggiunta, proprio in queste ore, Moira Masi. Per lei fondamentali tre punti: creare un Ente Fiera permanente, ricostituire la Pro Loco, aprire un Ufficio Bandi Europei. ''Una sinergia – afferma - che può innescare un circuito virtuoso che potenzia ulteriormente la loro forza. Trovare partner (anche europei) importanti per promuovere un determinato settore produttivo e divenire volano di trasmissione (fieristico) su tutto il territorio. Affidare il progetto stesso di Fiera ad un gruppo lavoro (startup) di universitari per individuare un’idea di business, trovare i soldi e i finanziamenti che supportino l’idea, valutare il settore di mercato nel quale ci si vuole inserire e i rischi ad esso connessi, e così via. Questo si potrebbe ottenere facilmente se un organo competente (UBE) conosce e sostiene questo progetto''.
Il dibattito si sta facendo dunque molto interessante e man mano scopriremo anche la visione degli altri candidati sull'argomento. Speriamo che almeno qualcuna di queste buone intenzioni faccia poi l'interesse della comunità e sopratutto ridia linfa ad un evento che sta camminando in questi giorni tra critiche ed apprezzamenti circoscritti esclusivamente a quanti, tra gli standisti, stanno mostrando tanta qualità ed un impegno imprenditoriale che merita di essere sottolineato, sopratutto tra coloro che provenendo dalle zone terremotate (Amatrice, Norcia) stanno cercando di uscire dal tunnel con una passione ed una abnegazione davvero ammirevoli.