CASTEL GANDOLFO (attualità) – L'Assessore all'Urbanistica risponde dopo gli attacchi
ilmamilio.it
Riceviamo e pubblichiamo
''In questi giorni Castel Gandolfo è stata tappezzata di manifesti che paventano la scomparsa di un uliveto e ammoniscono (non si sa chi) a non consumare inutilmente suolo a detrimento delle aree verdi. Il riferimento è ad un progetto facente parte dei C.D. Patti Territoriali delle Colline Romane, iniziato nel lontano 2005, quando la Regione Lazio ha pubblicato i bandi relativi, proseguito con l’adesione del comune di Castel Gandolfo, formalizzata con la Delibera di Consiglio Comunale di adozione della variante urbanistica n. 5 del 28/01/2009, e culminato, in fine, con il Decreto di approvazione del Presidente della Giunta regionale del Lazio n. T00231 del 23/07/2014. Ma vista la confusione e, direi, la cattiva informazione, che si sta facendo su questo argomento tenterò di dare una breve spiegazione in qualità di assessore all’Urbanistica.
I Patti Territoriali delle Colline Romane erano degli accordi di programma con una duplice caratteristica: il fatto di essere anche delle varianti urbanistiche specifiche e la particolarità di avere una vocazione tendenzialmente commerciale ed a servizi. In particolare questo specifico accordo di programma prevede che dei circa 3 ettari interessati dal progetto il proponente debba cedere all’amministrazione il 60%, cioè 1,8 ettari circa, (che poi l’amministrazione potrà utilizzare come meglio crede, valorizzando l’aspetto verde ed ambientale della zona e semmai arricchendolo con arredi urbani adeguati) e realizzare l’intervento sul restante 40%, circa 1,2 ettari, destinandolo come segue: 35% destinazione commerciale, 35% destinazione a servizi (terziario) e il restante 30% residenziale. Oltretutto il progetto prevede che i tetti dei fabbricati siano piani e le coperture in verde (prato) o materiale ecocompatibile (ghiaia). Ma la cosa che vorrei evidenziare è la seguente: anche questo progetto, come tutte le varianti urbanistiche, dava la possibilità ai cittadini (anche a quegli stessi cittadini che oggi tappezzano Castel Gandolfo di manifesti) e alle associazioni, una volta adottato in consiglio comunale (quindi nel nostro caso nel lontano 2009 con la citata delibera n. 5 del 28/01/2009) di presentare osservazioni e/o opposizione entro 30 giorni dall’adozione, motivandole adeguatamente. Queste osservazioni/opposizioni, qualora presentate, sono poi riportate in consiglio comunale, discusse ed eventualmente, accolte o respinte. E sapete quante osservazioni/opposizioni ha avuto questo progetto nel 2009, anno, come detto, della sua adozione in consiglio comunale? NESSUNA!
Ora, a distanza di 8 anni ci si accorge di questo progetto? E si chiede ai cittadini di scendere in piazza e di manifestare? Be, capisco che per qualcuno l’imminente scadenza elettorale faccia pensare che si può cavalcare (leggi strumentalizzare) qualsiasi cosa facendola passare come fosse stata decisa ieri e, soprattutto, come fosse dannosa per la collettività, ma addirittura tirare fuori un progetto del 2009, che ha concluso il suo lungo iter amministrativo, da parte della Regione Lazio, nel 2014, be mi sembra veramente eccessivo e soprattutto spudoratamente demagogico. Farlo, poi, a due mesi e mezzo dalle elezioni è estremamente indicativo di quanto queste associazioni (che hanno, comunque, un segno distintivo politico ben noto) siano veramente attente a quanto accade nei territori nei quali vivono e in cui hanno, chiaramente, velleità politiche e di governo, unico e malcelato scopo di tutto questa operazione''.